Giovedì, 30 Novembre 2017.
La moda non è scritta solo dai grandi stilisti ma anche dalla giornaliste e direttrici di moda che ne hanno cambiato il corso e influenzato la storia. La prima donna a capire l’importanza del fashion come comunicazione, linguaggio, immagine e stile anticonformista e moderno è senza dubbio l’iconica e travolgente Diana Vreeland: un nome, mille storie, una passione ed un insegnamento che non è passato di moda e non è stato dimenticato a distanza di anni. Diana Vreeland è stata molto di più di una semplice direttrice di moda: è stata reporter, scrittrice, costumista e rivoluzionaria della moda comprendendone il cambiamento e l’importanza di un linguaggio nuovo e straordinariamente immaginativo e creativo facendo diventare i suoi editing di moda una rivista canta storie che sapeva colpire, immaginare, lasciare il segno e farsi ricordare per qualcosa che va oltre l’abito e l’immagine ma che cerca di indagare nel profondo e di raccontare una storia nella storia.
Nasce sotto il nome di Diana Dalziel a Parigi il 29 luglio del 1903, da una famiglia conosciuta nell’alta aristocrazia americana. Il padre era di origine britannica e la madre americana. Trascorre l’ infanzia tra l’America, Londra e Parigi ammirando luoghi particolari e ricchi di storia. Frequenta il mondo del teatro, dei balletti russi tanto che lei stessa è stata una grande interprete e ballerina. Racconta nella sua biografia, scritta negli anni prima della morte che da bambina assistette all’incoronazione del Re Giorgio V. La sua grande cultura non arriva dalla scuola come tutti pensano, ma dal fatto che ha viaggiato e si è sempre sentita libera di imparare la storia vivendola e subendola. La sua più grande fortuna dice di essere stata quella di essere nata a Parigi negli anni della Belle Époque, di aver incontrato e dialogato con Djaghilev e aver frequentato un mondo aulico e ricco di bellezza. Non si è mai sentita bella e ha sempre detto di non esserla mai stata a causa del fatto che la madre la trattava come un piccolo anatroccolo. Nei Ruggenti anni Venti è a New York dove stava per diventare la ragazza più popolare, ballava e si divertiva come imponeva la società dell’epoca. Inizia a sentirsi bella e corteggiata quando incontrò il suo primo ed unico grande amore il banchiere Thomas Reed Vreeland nel 1924, con il quale si sposò ed ebbe due figli. Il matrimonio la porta a vivere a Londra dove aprì un negozio di lingerie fatte interamente a mano capi realizzati in pura seta con ricami preziosi . Nella sua boutique passarono donne importantissime. Ne cito una su tutte: Wallis Simpson, che ben presto divenne Duchessa di Windsor cambiando lo storia della monarchia Inglese. Sempre negli anni Venti, in cui aveva imparato a sentirsi bella, libera e anticonformista, frequenta sempre di più Parigi e le grandi stiliste del momento come Coco Chanel, alla quale la legherà una lunga e confidenziale amicizia fatta di stima reciproca. L’Europa entra in guerra così si trova costretta a lasciare Londra e trasferirsi definitivamente a New York. Si sente molto sola e triste nonchè annoiata ma ben presto tutto cambia in meglio: arriva l’opportunità di scrivere di moda. Iniziò la sua carriera come giornalista e redattrice per la rivista di moda Harper’s Bazaar! L’editrice Carmel Snow la notò a un ballo al St. Regis in un abito Chanel e le propose di lavorare per la rivista, dove iniziò ad occuparsi della leggendaria rubrica “Why don’t you?” con cui si prodigava nel dare consigli eccentrici alle signore come: “Lavate i capelli biondi di vostro figlio con lo champagne avanzato”. Si comprende il fatto che lei fosse anti conformista e sopra le righe questa rubrica nasce nel periodo storico in cui c’è la recessione e il razionamento ma la sua voce fuori campo permetteva a tutti di credere e sognare tempi migliori. La sua rubrica era molto letta e seguita ogni mese: era un’ attesa per ridere e sentirsi sognatrici. Dopo qualche anno da giornalista divenne ben presto la direttrice di Harper’s Bazaar. Cambiando l’editing della rivista inserisce più immagini, fotografie immaginarie che sapevano raccontare una storia oltre l’abito; divenne ben presto la donna più influente della moda, inserì nelle sue riviste modelle prese per la strada come Lauren Bacall che poi ottennero un successo globale. Bazaar diventa ben presto la rivista di moda più influente nel mondo della moda. Dopo la ben ventotto anni al loro servizio, decise che era giunto il tempo per cambiare, così lascio Harper’S Bazaar per arrivare a Vogue portando la rivista a dei livelli inimmaginabili per l’epoca. La pillola, la minigonna, i Beatles avevano cambiato la visione di un decennio. Non erano più le famiglie borghesi cui lei voleva rivolgersi. La gioventù era la sua ispirazione e la nuova donna era la sua lettrice più irriverente. Per la prima volta la moda veniva dalla strada, ma Diana Vreeland amava stare sempre un passo in avanti rispetto al pubblico. Eliminò tutti quegli articoli banali come cucinare una torta, mangiare a tavola, bonton o buone maniere. Lei dà più spazio alle fotografie di moda, servizi fatti all’estero con fotografie scattate all’aperto da grandi fotografi. Vogue diventa la migliore rivista che interpreta il cambiamento della moda degli anni Sessanta, dove racconta il cambiamento della nuova generazione, le minigonne, la rivoluzione giovanile e le nuove mode della strada. Percepì il cambiamento della moda e lo interpretò nel modo corretto e veritiero. Gli anni Settanta diventano per lei i nuovi anni Venti che ha vissuto e interpretato. Sono per lei gli anni più moderni e rivoluzionari di tutti i tempi. Negli anni ‘70 le vendite del giornale e degli spazi pubblicitari calarono bruscamente e Diana fu licenziata da Vogue. Aveva quasi settant’anni ma con la forza di una ventenne riuscì a reinventarsi diventando consulente per il Metropolitan Costume Institute, dove organizzò retrospettive creative e sfarzose rievocando i Balletti Russi, le corti dei Marhaja o esponendo gli abiti delle dive di Hollywood. Ospita mostre dedicate a stilisti come Yves Saint Laurent e ne dedica una alla Belle Epoque. Negli anni Ottanta scrive una biografia magica e travolgente che vi consiglio di leggere: s’intitola DV Diana Vreeland ,dove ripercorre la sua vita e la sua arte di donna libera di sognare e di lavorare in modo del tutto creativo, perché la creatività doveva uscire della pagine della rivista. La sua vita si spegne il 22 agosto del 1989 a New York, lasciando il mondo della moda più vuoto e spento, che lei ha sempre continuato a guardare anche da lassù…
Chissà cosa penserebbe della moda di oggi e cosa direbbe di questo cambiamento dinamico e travolgente degli ultimi tempi. Io penso che potrebbe essere una perfetta icona di stile oltre che una scrittrice creatrice di un sogno e che saprebbe dialogare perfettamente con il mondo circostante. Lei che non si è mai sentita bella ma che ci ha donato bellezza, incanto, sogno e fantasia. Ci ha insegnato il lusso silenzioso e elegante. Grazie Diana: un mito, un’ artista geniale e mai banale perché si sa che è la banalità a spegnere il mondo.
Michele Vignali.